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Liberiamo una ricetta: gli shnitzel israeliani

31.01.2014

Eat Shnitzel

Tra il 1882 e 1939, tra la prima e la quinta Aliyah, arrivarono nella Palestina Ottomana centinaia di migliaia di ebrei partiti dall’Europa, in parte animati dal sionismo in parte in fuga dai pogrom, sempre più frequenti in tutta l’Europa.

La storia più bella che ho sentito in questi anni sugli arrivi degli ebrei nei primi anni del novecento è stata quella che mi ha raccontato la mia mamma israeliana: sua nonna arrivò nel 1906 con Ben Gurion, innamorato di lei. La storia famigliare vuole poi che i due giovani si separassero per andare a bonificare ognuno un pezzo di palude diverso. Passarono gli anni e quando Ben Gurion venne a sapere che la sua amata stava per sposarsi cavalcò tutta la notte dal nord al sud per andare ad impedire le nozze, ma arrivò troppo tardi. Lui poi divenne il primo ministro del neonato stato d’Israele e lei lasciò tutti i suoi averi ad un Kibbutz, quindi prima fregata dal sionismo, poi dal socialismo… se sposava Ben Gurion era meglio, no?

Ma divago.

Com’è, come non è, qualcuno di questi pioneri portò con sè gli shnitzel viennesi e da allora il panorama culinario israeliano non fu più lo stesso.

Forse lui è il signor Shnitzel X?

Forse lui è il signor Shnitzel X?

Come la maggior parte degli ebrei europei vissuti prima della Seconda Guerra Mondiale, probabilmente il nostro signor X preparava la versione originale, rigorosamente non kosher, della ricetta. Arrivato però in questa landa desolata (prima delle bonifiche dei pionieri ebrei qui era per metà palude e per metà deserto), si trovò di fronte ad uno dei fatti che più visibilmente accomuna musulmani e ebrei: no puorco.
Al danno si aggiunse la beffa: secondo le leggi della kashrut non si possono mescolare carne e latte.

Pardes Hanna

Nel 1950 Pardes Hana, la cittadina in cui abito io, accoglieva così gli immigranti.

E quindi il nostro signor X inventò la versione israeliana dello shnitzel: fettina di pollo fritta nell’olio.

Quando ho conosciuto Tamir, quasi vent’anni fa, lui viveva di: shnitzel, riso in bianco, insalata di verdure, avocado, quando proprio voleva farsi un regalo, fegato in padella con una montagna di cipolle. E anche oggi, che fa lo chef di professione, non esita un momento a rispondere alla domanda “Qual è il tuo cibo preferito?”: shnitzel e patatine!

Alla faccia della dieta mediterranea.

La tipica catena di montaggio dello shnitzel del venerdì sera.

La tipica catena di montaggio dello shnitzel del venerdì sera.

Comunque questa foto vi illustra la catena di montaggio dello shnitzel casalingo:

  • 1 kg di fettine di pollo battute, qui ognuno ha la sua scuola di pensiero, a me piacciono sottilissime, Tamir medio, mia suocera la lascia alti 2 cm…
  • pucciate in 3 uova (quindi non passate velocemente), Tamir aggiunge 1 cucchiaio raso di senape;
  • passate in abbondante pan grattato
  • fritte in olio di soya o canola
  • salate alla fine

Solitamente vengono accompagnate da riso e patate al forno, praticamente oggi come nello Shtetl, ma anche con ketchup e hummous, a ribadire, se ce ne fosse stato ancora bisogno, che il vero melting pot è qui.

Beteavon!

“Le storie sono per chi le ascolta, le ricette per chi le mangia. Questa ricetta la regalo a chi legge. Non è di mia proprietà, è solo parte della mia quotidianità: per questo la lascio liberamente andare per il web” – grazie Barbara Damiano