Se seguite le avventure dei Cohens anche su Instagram e Facebook sapete già che il cibo, no, il Cibo, è argomento centrale della nostra vita.
Tamir di professione fa lo chef. La sua passione, incredibile a dirsi per chi mi ha conosciuta negli ultimi 10 anni, è nata dai miei tentativi di seduzione: sì, l’ho preso per la gola durante il nostro primo anno insieme. Appena mi ha sposata ho smesso di cucinare, ha iniziato lui, si è creato una professione, io mi sono data ai bit e sono ingrassata di 30 chili. E vissero tutti felici e contenti.
In casa mia comunque si sono sempre mangiati intingoli e insalatine: dalle più tradizionali salsine del bollito (7! Numero, chiaramente, perfetto) agli esperimenti della mia mamma che, anche nella provincia torinese degli anni ottanta, non si è mai piegata alla logica pasta con il sugo-fettina-insalata verde.
In Medio Oriente, ma anche nel Nord Africa, non si mangia in modo lineare, ma circolare, per gironi: si inizia con un tot imprecisato di insalatine, da 2 a 50, si prosegue con piatto di carne o pesce (o entrambi se l’occasione è importante) accompagnato da riso, patate e altre verdure cotte e si finisce con il dessert, anche qui plurale se si tratta di cena di festa. Fino all’arrivo del dolce tutto resta sul tavolo, così mentre ti stai spolpando uno shishlik di montone puoi rivisitare il baba ganouj (chi si chiama insalata di melanzane e bon) portato a inizio cena.
Lasciatemelo dire, è una figata!
Nella vita di tutti i giorni si fanno dei gran mono piatti: in tavola si mette una portata di carne, una di patate e/o riso, un paio di insalatine e via.
Questa organizzazione del lavoro mandibolare si esprime al suo massimo in 2 momenti: la colazione e la cene del venerdì sera o, in forma potenziata, nella cene delle feste ( su tutte troneggia il Seder di Pesach che prevede un’abbuffata mitologica).
Oggi vi racconto della colazione, che qui non è necessariamente dolce. In tutti i ristoranti e bistrot di Israele si trova una combinazione, chiamata colazione israeliana, o dei fondatori, o degli agricoltori, a seconda di quanto il post è hipstah, che include: 2 uova, con o senza aggiunta di formaggio, erbette, funghi, 1 insalatina di verdure tagliate a cubetti finissimi, da 4 a 10 intingoli, fette di pane, bevanda calda e fredda. Prezzi dai 9 ai 15 euro.
Viene servita dall’apertura del locale fino al primo pomeriggio, in certi posti tutto il giorno.
La scorsa settimana, complice l’arrivo della mia mamma e della sua moneta europea, abbiamo provato quasi tutti i caffè della zona e questo è quello che mi è piaciuto di più.
Hamirpesset (ovvero La Terrazza)
Facebook (tutto in ebraico, ma con foto carine)
Il posto è delizioso! Il proprietario un fan della cucina italiana e dei panini che si trovano nei bar della penisola. Si possono anche comprare il Riso Gallo, la pasta De Cecco e l’aceto Fini.
Colazione: 2 uova, 4 fette di pane casereccio integrale, insalatina verde, 6 stuzzichini, labane con zaatar (issopo), thina con barbabietole, pesto di coriandolo, peperoni grigliati al forno, nastri di carote e piattino di olive. Più una bevanda fredda o calda.
Costo 46 shekel (9 euro circa) più aggiunte per gli ingordi: io mi sono fatta mettere le erbette nella frittata, mi sono bevuta una succo fresco di mele e carote, invece dell’arancia inclusa nel prezzo, e mi sono fatta il caffé macchiato.
Per gli standard israeliani le porzioni di questo locale sono molto piccole, qui sul cibo è un pago-pretendo che non vi dico, ma la qualità era davvero alta e il posto carino quindi ci torneremo.
Vi traduco le 2 ricettine più carine:
Labane (qui si chiama così, non labneh) con issopo fresco
Prima di tutto fare il labane: la ricetta di Dissapore vi spiega come. Io consiglio yogurt greco bello grasso e non tenerla troppo nel colino per tenere una consistenza cremosa.
Aggiungete un’erbetta a scelta: se trovate l’issopo bene, se no origano e timo. Devono essere semi-secchi, o meglio raccolti dal vostro giardino di erbette (seeeeh), tritati fini e lasciati ad asciugare al sole per qualche ora… Non è vero un cazzo, come le mettete vanno bene…
Thina (qui si legge con una bella ccchhhh sputacchiata, non tahini) con barbabietola
Io c’ho tutto un contenzioso con la mia amica Fosca che compra la thina figa bio, invece quella buona davvero è quella che trovate negli oriental market di tutta Italia. Più la confezione vi sembra una potenziale chiamata alla jihad e più è buona.
Preparate la thina con acqua fredda, limone, aglio. Vi rimando a questa ricetta perché tutti gli altri che vi spiegano come farla da zero da veri fighi vi mollano sul più brutto, ovvero una pasta immangiabile se non allungata. Poi dopo un po’ ci si abitua a mangiarla anche così, ma è un uso completamente diverso. Ne parliamo però un’altra volta che ‘sto post è già troppo lungo.
Pappettate un po’ di barbabietola, passatela nel mixer per farla diventare davvero liscia-liscia e morbida. Unite.
Servite con pane casereccio, pita, non importa basta che sia carboidrato.