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Intingoli e Insalatine – parte I

26.09.2013

Se seguite le avventure dei Cohens anche su Instagram e Facebook sapete già che il cibo, no, il Cibo, è argomento centrale della nostra vita.
Tamir di professione fa lo chef. La sua passione, incredibile a dirsi per chi mi ha conosciuta negli ultimi 10 anni, è nata dai miei tentativi di seduzione: sì, l’ho preso per la gola durante il nostro primo anno insieme. Appena mi ha sposata ho smesso di cucinare, ha iniziato lui, si è creato una professione, io mi sono data ai bit e sono ingrassata di 30 chili. E vissero tutti felici e contenti.

In casa mia comunque si sono sempre mangiati intingoli e insalatine: dalle più tradizionali salsine del bollito (7! Numero, chiaramente, perfetto) agli esperimenti della mia mamma che, anche nella provincia torinese degli anni ottanta, non si è mai piegata alla logica pasta con il sugo-fettina-insalata verde.

In Medio Oriente, ma anche nel Nord Africa, non si mangia in modo lineare, ma circolare, per gironi: si inizia con un tot imprecisato di insalatine, da 2 a 50, si prosegue con piatto di carne o pesce (o entrambi se l’occasione è importante) accompagnato da riso, patate e altre verdure cotte e si finisce con il dessert, anche qui plurale se si tratta di cena di festa. Fino all’arrivo del dolce tutto resta sul tavolo, così mentre ti stai spolpando uno shishlik di montone puoi rivisitare il baba ganouj (chi si chiama insalata di melanzane e bon) portato a inizio cena.

Piramide Alimentare EbraicaLasciatemelo dire, è una figata!

Nella vita di tutti i giorni si fanno dei gran mono piatti: in tavola si mette una portata di carne, una di patate e/o riso, un paio di insalatine e via.

Questa organizzazione del lavoro mandibolare si esprime al suo massimo in 2 momenti: la colazione e la cene del venerdì sera o, in forma potenziata, nella cene delle feste ( su tutte troneggia il Seder di Pesach che prevede un’abbuffata mitologica).

Oggi vi racconto della colazione, che qui non è necessariamente dolce. In tutti i ristoranti e bistrot di Israele si trova una combinazione, chiamata colazione israeliana, o dei fondatori, o degli agricoltori, a seconda di quanto il post è hipstah, che include: 2 uova, con o senza aggiunta di formaggio, erbette, funghi, 1 insalatina di verdure tagliate a cubetti finissimi, da 4 a 10 intingoli, fette di pane, bevanda calda e fredda. Prezzi dai 9 ai 15 euro.
Viene servita dall’apertura del locale fino al primo pomeriggio, in certi posti tutto il giorno.

La scorsa settimana, complice l’arrivo della mia mamma e della sua moneta europea, abbiamo provato quasi tutti i caffè della zona e questo è quello che mi è piaciuto di più.


Hamirpesset (ovvero La Terrazza)
Facebook (tutto in ebraico, ma con foto carine)

Il posto è delizioso! Il proprietario un fan della cucina italiana e dei panini che si trovano nei bar della penisola. Si possono anche comprare il Riso Gallo, la pasta De Cecco e l’aceto Fini.

Colazione: 2 uova, 4 fette di pane casereccio integrale, insalatina verde, 6 stuzzichini, labane con zaatar (issopo), thina con barbabietole, pesto di coriandolo, peperoni grigliati al forno, nastri di carote e piattino di olive. Più una bevanda fredda o calda.
Costo 46 shekel (9 euro circa) più aggiunte per gli ingordi: io mi sono fatta mettere le erbette nella frittata, mi sono bevuta una succo fresco di mele e carote, invece dell’arancia inclusa nel prezzo, e mi sono fatta il caffé macchiato.

Per gli standard israeliani le porzioni di questo locale sono molto piccole, qui sul cibo è un pago-pretendo che non vi dico, ma la qualità era davvero alta e il posto carino quindi ci torneremo.

Vi traduco le 2 ricettine più carine:
Labane (qui si chiama così, non labneh) con issopo fresco
Prima di tutto fare il labane: la ricetta di Dissapore vi spiega come. Io consiglio yogurt greco bello grasso e non tenerla troppo nel colino per tenere una consistenza cremosa.
Aggiungete un’erbetta a scelta: se trovate l’issopo bene, se no origano e timo. Devono essere semi-secchi, o meglio raccolti dal vostro giardino di erbette (seeeeh), tritati fini e lasciati ad asciugare al sole per qualche ora… Non è vero un cazzo, come le mettete vanno bene…

Thina (qui si legge con una bella ccchhhh sputacchiata, non tahini) con barbabietola
Io c’ho tutto un contenzioso con la mia amica Fosca che compra la thina figa bio, invece quella buona davvero è quella che trovate negli oriental market di tutta Italia. Più la confezione vi sembra una potenziale chiamata alla jihad e più è buona.
Preparate la thina con acqua fredda, limone, aglio. Vi rimando a questa ricetta perché tutti gli altri che vi spiegano come farla da zero da veri fighi vi mollano sul più brutto, ovvero una pasta immangiabile se non allungata. Poi dopo un po’ ci si abitua a mangiarla anche così, ma è un uso completamente diverso. Ne parliamo però un’altra volta che ‘sto post è già troppo lungo.
Pappettate un po’ di barbabietola, passatela nel mixer per farla diventare davvero liscia-liscia e morbida. Unite.

Servite con pane casereccio, pita, non importa basta che sia carboidrato.

Hummous del disoccupato

15.09.2013

Questa mattina sono arrivata in ufficio e mi sono licenziata.

Con grande dispiacere perché a me fare l’assistente personale e/o il direttore amministrativo, due ruoli che ho ricoperto negli ultimi 13 anni, è sempre piaciuto: mi piace la vita d’ufficio, mi piace avere la mia scrivania, i miei dossier, ordinatissimi, con i dorsi coordinati per argomento/anno, mi piace avere responsabilità: persone, progetti, procedure, mi piace capire come far funzionare tutto al meglio. Più di tutti mi piacciono bilanci, liquidità e budget, lo scheletro di ogni attività, da quelle da freelance ad aziende con giri d’affari milionari.

Cosa non mi piace è fare l’impiegata che esegue ordini e non ci deve mettere del suo. Sono una creativa e quindi voglio inventare e trovare soluzioni, non farmele dare dagli altri.

Quando ho iniziato a lavorare in questo ufficio, esattamente 13 mesi fa, c’era una bella atmosfera di speranza tipica delle start-up. Tutti avevano voglia di contribuire, tutti proponevano e tutti venivano ascoltati. Poi, come ahimé succede in tante start-up, il progetto non ha preso piede. Gli investitori si sono ritirati, i clienti non hanno passato importanti commesse e quindi l’atmosfera è molto cambiata: gli animi si sono scaldati e gli stipendi si sono abbassati. E il mio ruolo è diventato quello dell’impiegata che fa fatture e chiama i clienti insolventi.

Quindi mi sono licenziata. E sono andata da Hummous Yossef a festeggiare.

hummousQuesta foto vi è piaciuta un sacco: non so se per il piatto o per la notizia delle dimissioni, ma insomma, nel giro di poche ore ha ricevuto un sacco di like e commenti. Quindi ecco la ricetta dell’hummous che ho mangiato oggi.

HUMMOUS DEL DISOCCUPATO

1/2 kilo di ceci messi a bagno 12-16 ore e cucinati fino allo sfinimento (mezz’ora? un’ora? devono essere proprio molli, molli. Man mano che vengono a galla bucce e schiumetta toglietele).

Scolate (tenete un po’ di acqua da parte) e passate i ceci: per i puristi con il passaverdure, se invece siete di fretta anche il mixer va benissimo. Se potete fate riposare una mezzoretta.

Rimettete nel mixer con sale, un paio di spicchi d’aglio e thina (a piacere, il gusto è strano quindi mettete e assaggiate), Tamir ci mette anche un pochetto di cumino.

Aggiungete il succo di un limone, lentamente, e un po’ di acqua tiepida della cottura. Continuate a lavorare fino a che non arrivate ad una consistenza cremosa.

Come si serve.
Se vi piace liquido (quello della mia foto lo è abbastanza) mettetelo in un piatto fondo, condite con un po’ di paprika o cumino, prezzemolo, olio d’oliva e sale. Potete anche aggiungere un cucchiaio di thina pronta (quindi con aggiunta di acqua e limone, non direttamente dal barattolo come quella che avete messo nel mixer).

Se invece vi piace solido, piazzatene una bella quantità in un piatto piano e con il dorso di un cucchiaio spalmatelo con movimento circolare. Condite come sopra.

Hummous

Photo Courtesy of Paul Goyette


(vedete in questa foto che aria più solida ha?)

Accompagnamento
Pita mediorientale (quelle che si aprono), insalatina pomodoro-cetriolo-cipolla rossa tagliati fine, piatto di olive, cetrioli in salamoia e per chi ama, cipolla cruda!

Per il resto che vi devo dire? Mi prendo una settimana di riflessione, approfittando della visita della mia mamma. In linea di massima però mi dedicherò a far crescere la mia attività di Social Media Doula e cercherò di non mangiare troppo hummous e non passare troppo tempo a leggere blog che ne parlano

Esplorazioni nel weekend

07.06.2013

La scorsa settimana Tamir è stato in Lettonia a fare un viaggio nel paese di origine di sua mamma. E mentre lui se la spassava a Riga, Matteo ed io ce la siamo spassata qui a casa.
Sabato mattina volevamo fare una gitarella e così dopo qualche telefonata siamo partiti verso nord alla volta della Valle delle Sorgenti, al confine con la Giordania. Siamo stati ospiti di una amica in un kibbutz che io non conoscevo: Nir David.
In mezzo al paesello passa un torrente di acqua dolce, con temperatura di circa 28 gradi per tutto l’anno. È pieno di pescetti Gambusia, un po’ rompiballe, ma anche divertenti da seguire.
Ci siamo pucciati per 4 ore e poi al ritorno siamo anche passati da Gan Garoo, un posto adorato da tutti i bimbi israeliani (e anche italo-israeliani, evidentemente!)

Ci mettiamo sempre un po’ a partire perché siamo proni alla distrazione…

distrazioniviaggio

Però arrivati a destinazione ci siamo molto goduti la tranquillità e il refrigerio.

pucciaassi
pennica

E voi, cosa avete fatto lo scorso weekend? E cosa farete il prossimo?

La nostra vita in Israele: le cose belle

30.05.2013

Non voglio essere ingiusta, le cose belle qui sono tante: del clima e di Tel Aviv ho già parlato, no? Oggi musica!!!

Almeno 3 sono famosi anche in Italia. Della noiosissima Ahinoam Nini, Noa, non ho nulla da dire. Mi fa venire il latte alle ginocchia solo a vederla…

Poi ci sono i Balkan Beat Box che sono un gruppo di ragazzoni israeliani (a ‘sto punto anche vecchiotti, penso abbiano la mia età) expat, ma ora rientrati. Oddio sono sempre in giro, anzi a luglio sono a Bologna e vi consiglio di andarli a vedere.

Aiuta il fatto che il cantante stia sempre mezzo nudo… Sono un po’ la versione meridionale di Goran Bregovic e anche un po’ più casinista. Mi sembra di capire che la mente sia Tamir Muskat, che ha collaborato anche con i Gogol Bordello al progetto J.U.F, con Hava Alberstein, la signora della musica israeliana e anche con…

Assaf Avidan, forse quello più conosciuto in Italia, è persino stato al festival di Sanremo!!! Questo video, bellissimo, fa vedere anche un po’ di Israele quindi doppiamente interessante (ovviamente metà sono effetti speciali, ma si vede bene il deserto del Negev e un po’ di Tel Aviv, anzi secondo me la parte in cui i bimbi suonano per strada l’hanno girata sotto l’Ambasciata italiana, ma potrebbe anche essere Kikar Rabin )

Ed infine una scoperta recente.

Prima di tutto trovo geniale pensare ad una cover così diversa di una canzone famosissima. Poi mi sembra che il video rappresenti quanto di più bello c’è in Israele: Tel Aviv, il caldo, la creatività, il melting pot, i musicisti giovani di strumenti antichi (oud prima di tutto), i musicisti giovani che studiano a New York e poi tornano a suonare in patria. Insomma, da seguire.

La nostra vita in Israele

25.03.2013

Negli ultimi post non sono riuscita a trattenere l’amarezza e l’incazzatura che nutro nei confronti di Israele e del kibbutz e quindi ho deciso di approfondire e raccontarvi qualcosa in più della nostra vita qui. Oggi è la vigilia della Pasqua Ebraica e la data mi sembra di buon auspicio…

Per chi ancora non lo sapesse, ci siamo trasferiti in Israele da Torino all’inizio del 2011 con l’idea di tornare a vivere nel kibbutz in cui è nato Tamir. Ci abbiamo pensato per anni e poi un giorno abbiamo preso la decisione e in pochi mesi abbiamo organizzato il trasferimento.

Quando ne abbiamo parlato con il soviet supremo (cioè la segreteria centrale del kibbutz) ci è stato detto che c’era sì qualche problema con le case, ma che il kibbutz era assolutamente interessato a permettere il rientro dei figli dispersi in giro per il mondo e per Israele.

E qui apro una parentesi: una delle idee fondanti dello stato stesso è il rientro degli ebrei della diaspora, per cui se hai almeno un bisnonno ebreo puoi chiedere la cittadinanza e lo stato ti aiuta anche a trasferirti con agevolazioni economiche, corsi di lingua, ecc… L’ideale del ricongiungimento famigliare è molto vivo, anche come metodo per affermare la supremazia demografica ebraica perennemente minacciata dalla velocità e abbondanza di procreazione araba. Chiusa parentesi.

Quindi noi trulli trulli si è fatta una festa di addio nella nostra comoda casetta gratis nel centro di Torino, si sono mollati lavori rispettosi e ben pagati, si è presa la creatura allora quattrenne e si è partiti verso la terra promessa. Dopo 6 mesi io ho capito che ci eravamo presi una fregatura: non solo il kibbutz non aveva nessuna intenzione di aprire il discorso rientri, ma anche il grande stato sionista non aveva nessuna intenzione di farmi vivere tranquillamente qui, in quanto Israele = Stato Ebraico, Francesca = Infedele.

Oggi la situazione è questa:

  1. mio visto: da rinnovare tutti gli anni con documentazione demenziale tipo foto di noi due pucci-mucci per far vedere che siamo coppia vera e non solo sposati per far avere a me passaporto israliano. Passaporto che non serve ad un cazzo e che anzi ti rende la vita difficilissima nel resto del mondo, ma che dovrò comunque richiedere se mai vorrò avere un minimo di diritti in Israele.
  2. lavoro: certo il tasso di disoccupazione è tra i più bassi al mondo, ma anche gli stipendi, se non lavori nelle start-up, sono parecchio bassi. Tamir ed io guadagnamo quasi il 35% in meno di quello che guadagnavamo in Italia, tanto per dire…
  3. abitazione: siamo in una baracca semi-abusiva da 45 metri quadri a 500 euro al mese, spese escluse. Certo abbiamo un frutteto intorno a casa e l’orto.
  4. istruzione pubblica: per essere uno stato che la mena a tutti di fare 3 figli, sono messi malissimo con l’istruzione pubblica. Fino a 3 anni non esiste e le strutture private costano un sacco e chiudono alle 16.30. Non ho ancora capito come ci si organizza con 1 figlio figuriamoci con 3 visto che si lavorano 45 ore alla settimana. Il livello inoltre è medio-basso non esiste cultura generale, le materia umanistiche sono completamente snobbate e il piano di studio è concentrato al 99.9% su Israele e sui suoi innumerevoli nemici e persecuzioni. Per la serie la rivoluzione francese questa sconosciuta.
  5. kibbutz: non so neppure cosa scrivere su questo tema perché il soviet lo abbiamo visto una volta nell’ormai lontano aprile 2011 e da allora non abbiamo contatti e non sappiamo nulla del nostro destino.

Per anni ho difeso Israele dagli attacchi di tutti quei comunistacci antisemiti dei miei amici italiani, ma la verità è che Israele oggi è un paese indifendibile. Continua ad essere un paese bellissimo, con luoghi meravigliosi da visitare e persone socievoli (molto superficiali, ma socievoli), ma vive in un clima di continua tensione, odio, vittimismo e aspettative nei confronti del resto del mondo (resto del mondo che a loro avviso è fatto da 33% di europei anti-semiti, 33% di americani benefattori e 33% di generalizzati nemici musulmani).

E allora voi vi chiederete: ma perché Francesca, invece di romperci i maroni con lamentele non te ne vai? Per par condicio ecco i 5 pro:

  1. Tamir: come in ogni matrimonio che si rispetti si deve arrivare a compromessi con il proprio partner. Mio marito dopo quasi 10 anni in Italia aveva voglia di tornare un po’ a casa e in fondo, ma proprio in fondo, io penso sia giusto accontentare anche lui.
  2. Clima: magari vi sembra un argomento debole, ma invece a me la caldazza piace…
  3. Crisi economica italiana: l’ho detto, guadagnamo poco, ma non sappiamo cosa voglia dire stare a casa disoccupati e quando il ristorante per il quale lavorava Tamir ha chiuso, lui si è cuccato per 3 mesi l’assegno di disoccupazione all’80% (te lo danno per 8 mesi)
  4. Amici: magari sono un po’ truzzi ma sono generosi, amorevoli e presenti.
  5. Tel Aviv: il mio sacro graal. Forse una delle città che mi piace di più al mondo, sento che prima o poi (visto che il kibbutz si è defilato) ci trasferiremo e quindi tengo duro!

E voi siete mai stati in Israele? Che idea vi siete fatti? Raccontate!

Ps Astenersi ebrei italiani sionisti della poltrona Frau, convinti che vivere in Israele sia una roba fighissima. Statevene comodi a Milano e continuate a mandare soldi, possibilmente al Keren Kayemet e non a qualche rabbinato oltranzista o, dio ce ne scampi e liberi, ai coloni. I vostri commenti verranno cancellati perché so già che saranno faziosi e pieni di insulti. Grazie.

PPs Astenersi anche sostenitori filo-palestinesi di un qualsiasi non meglio identificato centro sociale “Palestina libera, Palestina rossa” che non contribuiscono in nessun modo alla causa del popolo palestinese. Iniziate a mandare soldi e sostenete l’UNRWA invece di venire con le flotille della “pace”. I vostri commenti verranno cancellati perché so già che saranno faziosi e pieni di insulti. Grazie.